Spuntano dalle fessure dell’asfalto, lungo i muri, nelle aiuole magre di città, o nelle verdi distese di prato in campagna in cui la biodiversità trionfa. Occorre chinarsi per vederle per bene, leggerne le geometrie, lasciare che parlino, immaginarsele altrove: l’eleganza delle spighe, la leggiadria dei fili d’erba agitati dal vento, la tenacia del tarassaco, le gonnelline dell’asperula, l’ombrello bianco della carota selvatica…

E così son nate le formelle in grès Natura naturata. Sono impronte di erbe spontanee, ma a me sembra di avere in mano un pennello. Sul retro è possibile incidere un nome o una data, e per i più poetici anche scrivere due parole.